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ITALIA

L'intervista

Mafia Capitale, il legale di Carminati contro Lirio Abbate. Il sindacato: "Comportamento pericoloso"

"Pericoloso" l'attacco a Lirio Abbate e al procuratore Pignatone fatto dal legale di Carminati, Naso, durante il processo per Mafia Capitale. Lo dice a Rainews 24 il presidente della Fnsi, Giulietti

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Lirio Abbate
"Il diritto alla difesa è sacrosanto e tutti sono criticabili, anche giudici e giornalisti. Ma quando nell'aula di un tribunale, in particolare quell'aula dove si parla Mafia Capitale  si arriva a storpiare il nome di una persona, che tra l'altro vive sotto scorta per il suo lavoro, allora è qualcosa di molto pericoloso e la sensazione che resta è molto sgradevole". Lo ha detto a Rainews 24 il presidente della Federazione nazionale della stampa, Giuseppe Giulietti, commentando l'attacco dell'avvocato che difende Massimo Carminati nel processo Mafia Capitale, Giosuè Naso, al procuratore di Roma, Pignatone, e al giornalista Lirio Abbate. "Mi auguro - dice Giulietti - che le autorità istituzionali e di garanzia abbiano ascoltato queste parole. E l'auspicio è che cronisti e uomini delle istituzioni che combattono ogni giorno la corruzione non vengano lasciati mai soli, che è quello che vorrebbero coloro che lanciano provocazioni e intimidazioni".

L'arringa di Naso
L'avvocato Naso, nell'udienza di venerdì scorso aveva preso di mira il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, e il giornalista Lirio Abbate nel corso della requisitoria al processo d'appello contro uno dei clan di Ostia, quello dei Fasciani. "Questo processo - ha affermato il penalista -  fa parte di una certa operazione di politica giudiziaria nella quale c'è una regia inequivocabile, del nuovo procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, che è venuto a Roma pensando che Roma fosse una grande Reggio Calabria per applicare metodi investigativi e processuali tipici di città come Reggio Calabria". Poi l'attacco al giornalista de l'Espresso Lirio Abbate, da tempo sottoposto a misure di tutela personale per le concrete e comprovate minacce subite a causa dei suoi servizi e autore del libro "I re di Roma" con il quale aveva anticipato l'inchiesta che ha poi travolto l'organizzazione criminale che aveva infiltrato parte della pubblica amministrazione capitolina. Naso, chiamando il giornalista "delirio Abbate", ha detto: "Abbate casualmente è di Palermo, casualmente ha lavorato a Palermo quando c'era Pignatone, casualmente frequenta ambienti frequentati da Pignatone". Dichiarazioni forti quelle utilizzate dal penalista che si è spinto a dire che "il meccanismo istruttorio è quello con intercettazioni a catena: si individua un soggetto, che non è un frate trappista, può incarnare su di sé sospetti, gli si viviseziona l'esistenza e si comincia a intercettare 'a strascico' tutti quelli che si mettono in contatto con il soggetto, alla ricerca affannosa e disperata di un reato che il più delle volte si troverebbe anche, ci mancherebbe". Rivolto ai colleghi avvocati, infine, Naso ha aggiunto: "Non vi illudete perché ciascuno di voi è sottoposto ad un controllo massiccio, continuo, invasivo, attraverso i telefoni personali, di studio e con microspie. Lo dico per esperienza personale. Il crimine non si combatte con metodi criminali, a meno che non stiamo tornando ad una sorta di far west".

A stretto giro di posta, la serafica replica del procuratore Pignatone: "Per me contano le decisioni dei giudici di Roma e della Corte di Cassazione che hanno riconosciuto fondate le posizioni della Procura".