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CULTURA

70° anniversario

Napolitano: "La Resistenza è la nostra memoria. 25 aprile, spirito finalmente unitario"

"Hanno fatto breccia, io credo - scrive Napolitano -, nell'opinione pubblica il recupero e la valorizzazione di dimensioni a lungo gravemente trascurate del processo di mobilitazione delle energie del Paese, che si dispiegò per difendere l'onore e riconquistare la libertà e l'indipendenza dell'Italia"

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"Sono convinto che il Settantesimo della Resistenza possa essere sentito come proprio dagli italiani senza alcuna distinzione, e certamente non come punto di riferimento e patrimonio privilegiato di qualche singolo partito". In occasione del 70° anniversario della Liberazione, il presidente emerito Giorgio Napolitano affronta il tema del 25 aprile in una lettera al Corriere della Sera ed in una lunga conversazione con La Stampa con lo storico Walter Barberis, presidente di Einaudi.

"Se c'è qualcosa che ancora preoccupa è piuttosto il rischio di una disattenzione - scrive Napolitano -, se non distrazione, da parte di molti, di fronte a una ricorrenza pur così ricca di significati e di implicazioni. Ed è un peccato, perché celebrando oggi il 25 aprile possiamo trovare in quell'esperienza motivi forti di orgoglio e di fiducia come italiani, oltre che rendere memore riconoscente omaggio a quanti combatterono e caddero per la libertà e l'indipendenza - e per la stessa riunificazione - del nostro paese".

"L'immagine della Resistenza si è ricomposta nella pluralità delle sue componenti: quella partigiana, quella militare, quella popolare", scrive ancora il presidente emerito. "E in questa accezione più vera e unitaria, essa diventa parte integrante di quel più generale recupero della nostra memoria storica e identità nazionale, che fu il segno e il risultato delle celebrazioni del Centocinquantenario dell'Unità d'Italia".  

Nella conversazione con Barberis, Napolitano affronta vari aspetti della Liberazione, dall'educazione all'antifascismo al conflitto fratricida degli italiani, al contributo dei partigiani, dei militari e della solidarietà popolare. In merito agli Stati Uniti d'Europa, "una cosa è quanto siano state forti le radici e le propaggini del nazionalismo, che era stato brodo di coltura del fascismo. Su questo punto ci fu forte sensibilità soprattutto nella sinistra, dopo la Liberazione e per diversi anni, ma poi si trasformò in reticenza e perfino in negazione dei concetti di identità nazionale e di amor di patria", spiega Napolitano. "Altra cosa è recuperare una prospettiva più ampia entro cui portare a un livello senza precedenti di coesione anche le diverse identità nazionali, cioè il progetto europeo, che è assai poco sentito durante il processo di Liberazione".