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MONDO

Verso il voto

Otto Stati (più uno) per cambiare l'America

Sono gli Stati in bilico: Trump deve puntare (quasi) all'en plein

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Otto Stati (più uno) per cambiare l'America. L'8 novembre, il mondo conoscerà il nome del 45° presidente degli Stati Uniti, quando uno dei candidati raggiungerà la soglia dei 270 voti elettorali (o grandi elettori) necessari a vincere le elezioni presidenziali. Bisogna ricordare che gli elettori statunitensi non eleggono direttamente il presidente, ma i 538 grandi elettori, divisi tra i 50 Stati (più il District of Columbia) in base alla popolazione: il candidato presidenziale che vince in uno Stato ottiene la totalità dei suoi grandi elettori (tranne in Maine e Nebraska), che poi eleggeranno il presidente.

A decidere le elezioni saranno 8 Stati, quelli ancora 'indecisi', secondo i sondaggi e le proiezioni di Real Clear Politics e Five Thirty Eight. Mettendo insieme i loro dati, si può affermare che la candidata democratica Hillary Clinton, visti i sondaggi e la storia dei singoli Stati, abbia la certezza di 251 voti elettorali e il candidato repubblicano, Donald Trump, quella invece di assicurarsi 180 voti elettorali.

Ne restano 107, divisi tra Ohio (18), Florida (29), North Carolina (15), Arizona (11), Nevada (6), Iowa (6), Colorado (9) e Virginia (13); già perdendo in Florida, Trump non avrebbe possibilità di vittoria. A questi, si può aggiungere lo Utah (6), Stato ultraconservatore che potrebbe esprimere un voto contro Trump, favorendo Clinton.

- Ohio (18)
L'Ohio è la quintessenza degli Stati in bilico, visto che, nelle 30 elezioni presidenziali statunitensi dal 1896, solo in due casi ha votato per il candidato poi perdente. Per chiarire ancor di più l'importanza di questo Stato, basti ricordare che nessun repubblicano è mai diventato presidente degli Stati Uniti senza averlo conquistato e che nessun democratico, dal 1964, si è seduto alla Casa Bianca senza una vittoria in Ohio. Per questo, negli Stati Uniti si è diffuso il detto: "As Ohio goes, so goes the nation" (dove va l'Ohio, va la nazione). Secondo la media di Real Clear Politics, Trump avrebbe 2,5 punti di vantaggio su Clinton; per Five Thirty Eight, il candidato repubblicano avrebbe invece un margine di 1,7 punti percentuali.

- Florida (29)
La Florida ha diritto a 29 'grandi elettori' e, alternando la scelta tra democratici e repubblicani, è stata determinante nelle ultime cinque elezioni, tanto che Five Thirty Eight le assegna la percentuale più alta, tra tutti, come Stato decisivo per l'esito delle elezioni. Per il sito di Nate Silver, la situazione è di equilibrio: ora, Clinton avrebbe il 50,2% di possibilità di vincere nel Sunshine State, senza il quale Trump non avrebbe
praticamente chance di arrivare alla Casa Bianca. Per Real Clear Politics, Trump avrebbe un punto percentuale di vantaggio. L'attuale situazione riporta alla mente quella del 2000, quando in Florida fu necessario il riconteggio, che assegnò la vittoria a George W. Bush per 537 voti contro il democratico Al Gore, decisiva per la corsa alla Casa Bianca. In quel caso, furono fondamentali i voti conquistati dal candidato dei Verdi, Ralph Nader; quest'anno, potrebbero essere decisivi i voti degli elettori per due candidati minori: il libertario Gary Johnson e la verde Jill Stein.

- North Carolina (15)
Nel 2012, fu lo Stato con il secondo minor scarto tra i due candidati, alle spalle della Florida. Vinse il repubblicano Mitt Romney contro il presidente Barack Obama, che invece aveva vinto quattro anni prima contro John McCain, interrompendo una serie di sette successi repubblicani consecutivi. Secondo la media di Real Clear Politics, Trump è in vantaggio di 0,7 punti; per Five Thirty Eight, Clinton avrebbe 0,2 punti percentuali di vantaggio.

- Arizona (11)
In una campagna elettorale imprevedibile come l'attuale, anche l'Arizona è diventato uno Stato in bilico. Nelle ultime quattro elezioni, il candidato repubblicano ha vinto con un margine compreso tra i 6,3 e i 10,5 punti percentuali. "I democratici hanno quest'anno le maggiori possibilità di vincere in Arizona dai tempi di Bill Clinton (1996)", secondo Jaime Molera, stratega repubblicano interpellato dal New York Times. I latinoamericani, senza dubbio, potrebbero contribuire a far diventare 'blu' (il colore dei democratici) l'Arizona, visto che la loro presenza è costantemente in aumento. Secondo Real Clear Politics, Trump
avrebbe 1,5 punti di vantaggio; per Five Thirty Eight, Trump ha il 64% di possibilità di vincere.

- Nevada (6)
Finito l'innamoramento per i democratici, grazie a Obama, il Nevada sembra pronto a tornare a votare per il candidato repubblicano, vittorioso in 6 delle 8 elezioni precedenti a quelle che hanno visto protagonista l'attuale presidente, che vinse con 6,7 punti su Romney e 12,4 punti su McCain. Secondo Real Clear Politics, Trump avrebbe 0,5 punti di vantaggio, mentre Five Thirty Eight assegna il 54,5% di possibilità di vittoria a Clinton, anche se risulta sconfitta in 4 degli ultimi 6 sondaggi presi in considerazione.

- Iowa (6)
È uno Stato in bilico, che ha però scelto il candidato democratico in sei delle ultime sette elezioni presidenziali, con margini piuttosto ampi grazie a Obama (+5,8 e +9,5 punti contro Romney e McCain). Quest'anno, ci sono buone possibilità che l'Iowa scelga Trump, che avrebbe 1,4 punti di vantaggio, secondo Real Clear Politics; per Five Thirty Eight, le sue chance di vittoria sono pari al 63,9 per cento.

- Virginia (13)
Dopo una lunga stagione 'rossa', la Virginia decise di cambiare e di premiare Barack Obama, che ottenne il 52,6% nel 2008 e il 51,2% nel 2012. Secondo gli esperti, ci sono poche possibilità di vittoria per Trump, in ritardo di 4,7 punti nella media di Real Clear Politics; per Five Thirty Eight, il margine di vittoria per Clinton sarebbe di 5,9 punti.

- Colorado (9 voti)
Nel 2012, il presidente in carica, il democratico Barack Obama, vinse con 5,4 punti di vantaggio sul repubblicano Mitt Romney; quattro anni prima, Obama sconfisse John McCain con nove punti di scarto. Oggi, la media dei sondaggi di Real Clear Politics assegna 2,4 punti di vantaggio a Clinton, mentre per Five Thirty Eight il vantaggio sarebbe di 3,6 punti.

Capitolo a parte, lo Utah (6)
E' forse lo Stato più conservatore degli Stati Uniti e vota incessantemente repubblicano alle elezioni presidenziali dal 1968, con percentuali che, spesso, possono essere definite 'bulgare'. Nel 2012, il mormone Mitt Romney ottenne il 72,8% dei voti, contro il 24,8% del presidente Barack Obama. Anche quest'anno, gli elettori dello Utah dovrebbero restare fedeli al Grand Old Party, eppure i comportamenti e le frasi di Donald Trump nei confronti delle donne stanno convincendo molti elettori a cambiare idea. L'influente Deseret News, di proprietà della Chiesa mormone, non si è espresso sulle presidenziali per 80 anni; quest'anno, però, ha invitato a non votare per Trump. Il governatore Gary Herbert e il deputato Jason Chaffetz, entrambi mormoni, hanno ritirato il proprio sostegno nei confronti di Trump. Molti conservatori voteranno per Evan McMullin, un ex agente della Cia e già consulente del partito repubblicano, che si è candidato come indipendente solo ad agosto ed è presente sulle schede elettorali di 11 Stati. McMullin è nato e vive nello Utah ed è mormone come la maggioranza della popolazione, di cui incarna i valori conservatori. Secondo Real Clear Politics, Trump avrebbe il 31,3% delle intenzioni di voto, contro il 25,3% per McMullin e il 25% per Clinton.