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MONDO

Migliaia per le strade: "Non è il nostro presidente"

Hillary: "Ho perso per colpa dell'Fbi". Ancora proteste, intanto Trump incontra l'antieuropeo Farage

Marcia a New York fino alla Trump Tower. Moore entra, ma non riesce a vedere il tycoon, che tiene, invece, un lungo incontro con "mister Brexit". Proteste in diverse città, centinaia di arresti a Los Angeles. A Portland spari alla protesta anti-Trump

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Quarto giorno consecutivo di proteste in America contro l'elezione di Donald Trump e le politiche da lui annunciate in campagna elettorale. Duecento gli arresti a Los Angeles per non aver rispettato l'ordine di disperdersi, mentre a  Portland, Oregon, dove le contestazioni sono degenerate in vandalismi, un manifestante è rimasto ferito da uno sconosciuto che la polizia sta ancora ricercando. 

La gran parte dei cortei che attraversano varie città restano però pacifici, come quello di migliaia di persone che hanno sfilato oggi a New York da Union Square sino alla blindatissima Trump Tower sulla Fifth avenue, dove risiede il presidente eletto. E dove un suo fiero oppositore, Michael Moore, il regista premio Oscar nel 2003 per 'Bowling for Columbine', è riuscito a entrare. Moore voleva incontrare Trump, ma gli è stato impedito. Porte aperte, invece, per il leader britannico euroscettico Nigel Farage, che ha incontrato il neopresidente nella sua residenza privata all'ultimo piano della Trump Tower.

La tensione resta comunque alta, anche per il rischio di provocazioni o scontri con attivisti della parte opposta. Poco chiaro ancora l'episodio di Portland, dove a sparare, prima di fuggire a bordo di un'auto, è stata una persona che aveva avuto un alterco con un dimostrante. Anche ieri sera, come la precedente, qui la protesta è diventata violenta, con atti vandalici contro negozi e auto parcheggiate, costringendo la polizia ad usare i lacrimogeni.

La protesta si diffonde
A Los Angeles sono scese in piazza circa 3.000 persone, che hanno manifestato pacificamente, ma 200 di loro sono state arrestate per non aver ottemperato all'invito delle forze dell'ordine a disperdersi dopo il corteo. Altre marce si sono viste a Detroit, Minneapolis, Kansas City, Olympia, Iowa City. Anche a Washington, la capitale, ci sono stati rulli di tamburo, con oltre 200 persone radunatesi davanti a Capitol Hill urlando "Not my president", "No Trump, no Kkk, no Fascist Usa". Ed è proprio a Washington che il movimento ha convocato una grande protesta di fronte al Campidoglio il giorno del giuramento di Trump, il prossimo 20 gennaio. "Unitevi a noi il giorno dell'investitura per far sentire la vostra voce. Ci rifiutiamo di riconoscere Trump come presidente degli Stati Uniti e ci rifiutiamo di prendere ordini da un governo che mette gli intolleranti al potere", si legge su Facebook. A Chicago la folla era composta anche da famiglie e bambini,
che cantavano "No odio, No paura. Gli immigranti sono benvenuti". Altre manifestazioni sono previste nel weekend. Si stanno mobilitando anche gli studenti universitari in vari campus, cantando canzoni sui diritti civili e bloccando le strade, come alla Vanderbilt University, in Tennessee. "Pianti di bambini viziati", ha commentato l'ex sindaco di New York Rudy Giuliani, uno dei fedelissimi di Trump, gettando altra benzina sul fuoco.

La spiegazione di Hillary
Hillary Clinton attribuisce la sua sconfitta al direttore dell'Fbi James Comey e in particolare alla sua seconda lettera al Congresso, ad appena tre giorni dal voto. Lo ha detto la stessa Hillary in una conference call con i maggiori contributori della sua campagna, secondo quanto riferisce Politico.com. Per Hillary è stata proprio quella lettera di 'assoluzione' ad aver fatto più danni ancora della prima, quella del 28 ottobre, quando Comey comunicò al Congresso la riapertura delle indagini sull'emailgate. Perché la seconda lettera ha "risvegliato" gli elettori di Trump.